ll compito più difficile per un genitore non è quello di educare i propri figli ma educare se stesso. Da quando sono diventata madre, mi impegno e non senza fatica, a lavorare su me stessa per cercare di crescere i miei figli secondo i loro reali bisogni e non secondo le mie aspettative.
Avere un figlio con disabilità però, mette in discussione anche questo perché l’impegno è totalizzante e spesso la capacità razionale di agire secondo una logica, viene messa a dura prova. Questa continua e necessaria dedizione rischia di portarti, molto spesso involontariamente, a non dare la giusta e necessaria attenzione a ciò che ti circonda, altri figli compresi.
Inizia così una “guerra interiore” fatta di sensi di colpa nati dal dover trascurare ogni cosa in contrapposizione alla consapevolezza di dover reagire per non rischiare di creare danni irreparabili là dove non ce ne sono, ovvero nei confronti dei figli “sani“. Tutto questo “groviglio” interiore, mi ha portata a riflettere su cosa io, come madre, potessi fare per i miei figli senza togliere nulla a entrambi. Tra le tante strategie, tra i tanti tentativi, tra le mille incertezze, sono andata avanti giorno per giorno considerando la disabilità una fonte di grande ricchezza interiore che avrebbe potuto rendere me e tutti coloro che con me e come me la vivono, più forti e forse, perché no, più “illuminati”.
A quel punto ho capito che per dare prova della mia teoria, avrei dovuto mostrare a mio figlio che sono tantissime le persone che vivono con fratelli e sorelle con disabilità ed in ognuno di loro c’è un mondo interiore fatto di dolore e gioia che li rende “speciali“. Io ho vissuto una vita prima e dopo la disabilità, i fratelli e le sorelle no…per loro c’è un “ora e sempre” perché saranno loro a prendere il nostro posto quando non ci saremo più.
“ATTRAVERSO TE” è un viaggio dalla tenera età fino alla presa in carico da parte di chi è ed è stato figlio e fratello al di sopra dei canoni della “normalità”. Il rifiuto, l’incoscienza, il dolore, la gioia, l’accettazione, la rinuncia e l’amore di chi è diventato grande troppo presto e si è sentito solo molte volte. Ho voluto questo film per mostrare al mondo l’importanza del ruolo che ricopre un fratello o una sorella di una persona con disabilità, per mostrare a mio figlio che non è il solo a vivere una situazione extraordinaria e soprattutto per ricordare a tutti che aiutare chi si prende cura dei più fragili, è importante quanto prendersi cura dei fragili stessi.
La mia stima e la mia gratitudine sono rivolte a tutti coloro che si sono messi a nudo con la naturalezza di chi parla attraverso e per mezzo dell’amore! Un grazie speciale a Gigi Proietti che ha a donato voce per un pensiero profondo custodito nello scrigno dell’anima.
Pamela Pompei (madre di un Alieno e di un Sibling)
La scheda del film anche su cinemaitaliano.info